venerdì 7 dicembre 2007
venerdì 23 novembre 2007
giovedì 8 novembre 2007
Il Mondo Nuovo
L’apparecchio si innalzò di qualche centinaio di metri, quindi si diresse verso est, e mentre virava apparve davanti agli occhi di Bernardo, gigantesca e bella, la Cantoria. Illuminata a giorno, coi suoi trecento e venti metri di pseudo marmo bianco di Carrara, splendeva con nivea incandescenza sopra Ludgate Hill; a ciascuno dei quattro angoli della sua piattaforma per elicotteri brillava una immensa T, rossa sullo sfondo della notte, e dalle bocche di ventiquattro enormi trombe d’oro rombava una solenne musica sintetica.
…..
La grande sala per le celebrazioni del Giorno di Ford e gli altri Canti in massa era al pianterreno dell’edificio. Sopra di essa, in ragione di cento per ogni piano, si trovavano le settemila stanze usate dai Gruppi di Solidarietà per i loro servizi quindicinali.
Il Mondo Nuovo. Aldous Huxley
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La grande sala per le celebrazioni del Giorno di Ford e gli altri Canti in massa era al pianterreno dell’edificio. Sopra di essa, in ragione di cento per ogni piano, si trovavano le settemila stanze usate dai Gruppi di Solidarietà per i loro servizi quindicinali.
Il Mondo Nuovo. Aldous Huxley
martedì 6 novembre 2007
domenica 4 novembre 2007
sabato 27 ottobre 2007
Gulliver
Fu emesso un proclama col quale si avvertiva il popolo della mia intenzione di visitare la città. Questa è circondata da una muraglia alta ottanta centimetri e larga una trentina, così che ci si può scarrozzare sopra benissimo cocchio e cavalli, ed è fiancheggiata da potenti torrioni ogni tre metri.
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La città è un quadrato perfetto con il lato di centocinquanta metri. Le due strade maestre, che incrociandosi formano i quattro quartieri, sono larghe un metro e mezzo, mentre i vicoli e le strade minori che scorsi passando, senza poterci entrare, sono larghi dai trenta ai quaranta centimetri. La città può contenere cinquecentomila anime. Le case sono da tre a cinque piani, ben forniti negozi e mercati. I viaggi di Gulliver. Jonathan Swift
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La città è un quadrato perfetto con il lato di centocinquanta metri. Le due strade maestre, che incrociandosi formano i quattro quartieri, sono larghe un metro e mezzo, mentre i vicoli e le strade minori che scorsi passando, senza poterci entrare, sono larghi dai trenta ai quaranta centimetri. La città può contenere cinquecentomila anime. Le case sono da tre a cinque piani, ben forniti negozi e mercati. I viaggi di Gulliver. Jonathan Swift
giovedì 18 ottobre 2007
Il Mondo Nuovo
L’apparecchio si innalzò di qualche centinaio di metri, quindi si diresse verso est, e mentre virava apparve davanti agli occhi di Bernardo, gigantesca e bella, la Cantoria. Illuminata a giorno, coi suoi trecento e venti metri di pseudo marmo bianco di Carrara, splendeva con nivea incandescenza sopra Ludgate Hill; a ciascuno dei quattro angoli della sua piattaforma per elicotteri brillava una immensa T, rossa sullo sfondo della notte, e dalle bocche di ventiquattro enormi trombe d’oro rombava una solenne musica sintetica.
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La grande sala per le celebrazioni del Giorno di Ford e gli altri Canti in massa era al pianterreno dell’edificio. Sopra di essa, in ragione di cento per ogni piano, si trovavano le settemila stanze usate dai Gruppi di Solidarietà per i loro servizi quindicinali.
Il Mondo Nuovo. Aldous Huxley
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La grande sala per le celebrazioni del Giorno di Ford e gli altri Canti in massa era al pianterreno dell’edificio. Sopra di essa, in ragione di cento per ogni piano, si trovavano le settemila stanze usate dai Gruppi di Solidarietà per i loro servizi quindicinali.
Il Mondo Nuovo. Aldous Huxley
lunedì 15 ottobre 2007
Habitat/Tatibah
"(...) Due leghe prima di arrivarvi, vi si vede il mare circondato di magnifiche case di campagna, le quali sono di diversi signori, in un borgo (...) il quale appena ha pari in Europa. Il Porto forma come un mezzo circolo, ove in gran numero sono sempre vascelli di ogni nazione, e di la si vede la Città situata come sopra un anfiteatro.(...)". (Claudio Buffier, "Geografia Universale", Venezia 1799; descrizione di Genova).
" (...) Casa.
La casa era BAMA, lo sprawl, l'Asse Metropolitano Boston-Atlanta.
Programmate una mappa per mostrare la frequenza degli scambi di dati, ogni mille megabyte un singolo pixel su uno schermo molto grande. Manhattan e Atlanta ardono di un bianco compatto. Poi cominciano a pulsare, la velocità del traffico minaccia di sovraccaricare la vostra simulazione. La vostra mappa sta per diventare una nova. Raffreddatela. Aumentate la scala. Ciascun pixel un milione di megabyte. A cento milioni di megabyte al secondo, cominciate a distinguere certi isolati al centro di Manhattan, i contorni dei complessi industriali vecchi di cento anni che cingono il vecchio cuore di Atlanta... (...)
E cominciò a scorrere e a fiorire per lui, un gioco fluido di luci, un origami al neon, il dispiegarsi della sua casa senza distanza alcuna, del suo paese, una scacchiera a tre dimensioni che si estendeva sino all'infinito. L'occhio interiore che si apriva sulla piramide scarlatta a gradini della Eastern Seabord Fission Authority che ardeva al di là dei cubi verdi della Mitsubishi Bank of America, e in alto e molto lontano vide le braccia a spirale dei sistemi militari, per sempre al di fuori della sua portata; (...)". (William Gibson, " Neuromancer" 1984)
" (...) Casa.
La casa era BAMA, lo sprawl, l'Asse Metropolitano Boston-Atlanta.
Programmate una mappa per mostrare la frequenza degli scambi di dati, ogni mille megabyte un singolo pixel su uno schermo molto grande. Manhattan e Atlanta ardono di un bianco compatto. Poi cominciano a pulsare, la velocità del traffico minaccia di sovraccaricare la vostra simulazione. La vostra mappa sta per diventare una nova. Raffreddatela. Aumentate la scala. Ciascun pixel un milione di megabyte. A cento milioni di megabyte al secondo, cominciate a distinguere certi isolati al centro di Manhattan, i contorni dei complessi industriali vecchi di cento anni che cingono il vecchio cuore di Atlanta... (...)
E cominciò a scorrere e a fiorire per lui, un gioco fluido di luci, un origami al neon, il dispiegarsi della sua casa senza distanza alcuna, del suo paese, una scacchiera a tre dimensioni che si estendeva sino all'infinito. L'occhio interiore che si apriva sulla piramide scarlatta a gradini della Eastern Seabord Fission Authority che ardeva al di là dei cubi verdi della Mitsubishi Bank of America, e in alto e molto lontano vide le braccia a spirale dei sistemi militari, per sempre al di fuori della sua portata; (...)". (William Gibson, " Neuromancer" 1984)
giovedì 11 ottobre 2007
Ersilia
"A Ersilia, per stabilire i rapporti che reggono la vita della città, gli abitanti tendono dei fili tra gli spigoli delle case, bianchi o neri o grigi o bianco-e-neri a seconda se segnano relazioni di parentela, scambio, autorità, rappresentanza. Quando i fili sono tanti che non ci si può più passare in mezzo, gli abitanti vanno via: le case vengono smontate; restano solo i fili e i sostegni dei fili.
Dalla costa di un monte, accampati con le masserizie, i profughi di Ersilia guardano l'intrico di fili tesi e pali che s'innalza nella pianura. E' ancora quello la città di Ersilia, e loro sono niente.
Riedificano Ersilia altrove. Tessono con i fili una figura simile che vorrebbero più complicata e insieme più regolare dell'altra. Poi l'abbandonano e trasportano ancora più lontano sé e le case.
Così viaggiando nel territorio di Ersilia incontri le rovine delle città abbandonate, senza le mura che non durano, senza le ossa dei morti che il vento fa rotolare: ragnatele di rapporti intricati che cercano una forma." Italo Calvino Le città invisibili
Dalla costa di un monte, accampati con le masserizie, i profughi di Ersilia guardano l'intrico di fili tesi e pali che s'innalza nella pianura. E' ancora quello la città di Ersilia, e loro sono niente.
Riedificano Ersilia altrove. Tessono con i fili una figura simile che vorrebbero più complicata e insieme più regolare dell'altra. Poi l'abbandonano e trasportano ancora più lontano sé e le case.
Così viaggiando nel territorio di Ersilia incontri le rovine delle città abbandonate, senza le mura che non durano, senza le ossa dei morti che il vento fa rotolare: ragnatele di rapporti intricati che cercano una forma." Italo Calvino Le città invisibili
martedì 9 ottobre 2007
lunedì 8 ottobre 2007
Tlön
chi furono gli inventori di Tlön? Il plurale è inevitabile, perché l'ipotesi d'un solo inventore - d'un infinito Leibniz operante nelle tenebre e nella modestia - è stata scartata all'unanimità. Si pensa che questo brave new world sia opera d'una società segreta di astronomi, di biologi, di ingegneri, di metafisici, di poeti, di chimici, di moralisti, di pittori, di geometri... sotto la direzione di un oscuro uomo di genio. Abbondano, infatti, gli individui che dominano queste diverse discipline, ma non quelli capaci di invenzione, e ancor meno quelli capaci di subordinare l'invenzione a un piano rigoroso e sistematico com'è il piano di Tlön. Questo piano è così vasto che il contributo di ciascuno scrittore dev'essere stato infinitesimale. J. L .Borges
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